La surreale situazione che siamo costretti a vivere, in questi tempi di pandemia, pone diversi quesiti soprattutto riguardo le libertà di spostamento e di parola, immolate al cd senso di responsabilità verso una situazione di minaccia alla nostra salute e a quella del prossimo. Non discutiamo che in tempi e in situazioni di emergenza spesso la normalità sociale possa subire delle contrazioni o restrizioni provvisorie, ma osserviamo che la questione appare ghiotta per certe “speculazioni” economiche e derive di tracciamento personale, da parte di organizzazioni avulse dal contesto democratico. Ci riferiamo ad esempio all’incremento delle tecnologie della comunicazione, che in questi ultimi decenni hanno fatto passi da gigante, anche sotto la spinta di particolari emergenze, vedi il terrorismo internazionale, ora un ulteriore salto nel tracciamento globale e dell’invasività personale pare essersi verificato grazie ad un potentissimo alibi sociale e morale, la salute.
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